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COME RITROVARE E PRENDERTI CURA DEL TUO BAMBINO INTERIORE: UN VIAGGIO DI AUTOSCOPERTA

2024-02-12 10:00

Simona Stravato

Area clinica, Relazioni, autostima, bambino interiore, dialogo interno, legame di attaccamento, analisi transazionale, paura dell'abbandono,

Come curare il proprio bambino interiore

Nel corso della vita, ciascuno di noi porta con sé un compagno prezioso e potente: il nostro bambino interiore...

bambino interiore

Nel corso della vita, ciascuno di noi porta con sé un compagno prezioso e potente: il nostro bambino interiore, che è l’insieme di pensieri, sentimenti e comportamenti che risalgono alla nostra infanzia. Questo aspetto della psiche comprende, infatti, le registrazioni delle prime esperienze di vita e delle posizioni che abbiamo assunto da bambini verso noi stessi e verso gli altri. I ricordi, i desideri e le ferite depositate nel nostro bambino interiore possono influenzare profondamente la nostra vita quotidiana, le relazioni e il nostro benessere emotivo.

Prendersi cura del proprio bambino interiore è un atto di amore verso noi stessi che può portare a una trasformazione significativa della nostra vita.

In questo articolo, scopriremo come il legame di attaccamento con le prime figure significative influisce sulla formazione e sulla cura del bambino interiore, ma anche come riconoscerne i segnali, comprendere le sue esigenze e nutrirlo con gentilezza, favorendo così il nostro sviluppo personale e il benessere emotivo.

Il legame di attaccamento

Il legame di attaccamento con le prime figure di riferimento, solitamente i genitori, svolge un ruolo fondamentale nella formazione di un buon rapporto con noi stessi. Il tipo di attaccamento sviluppato durante l'infanzia ha profonde influenze sulla nostra capacità di connetterci con gli altri, gestire le emozioni e sviluppare una sana autostima. 

 

I bambini sono predisposti sin dalla nascita a sviluppare relazioni di attaccamento con chi si prende cura di loro. Analogamente i genitori sono predisposti a rispondere alle richieste di cura dei figli.

L’attaccamento è un sistema comportamentale e motivazionale che spinge il bambino a cercare la vicinanza e il conforto di una figura percepita come più forte/ più saggia (Bowlby, 1969), nei momenti in cui si sente spaventato, confuso, ansioso, solo e angosciato.

Sulla base dell’interazione con l’ambiente e con le sue figure di attaccamento, e in seguito alle risposte che riceverà dai suoi genitori, il bambino si creerà un’idea di sé e delle sue relazioni.

Quindi se un bambino avrà delle figure di riferimento accudenti e protettive in grado di comprendere i suoi bisogni e di prendersene cura, imparerà che è amabile e degno di cure e che dell’altro ci si può fidare. Ma se le risposte ricevute saranno state di rifiuto, trascuratezza, se sarà stato deriso o non compreso con molta probabilità imparerà a non mostrare le proprie emozioni quando si sente solo, oppure a pensare di non avere diritto a chiedere, a non fidarsi dell’altro ecc. Non tutti i bambini crescono in un luogo sicuro e non tutti i bambini fanno esperienza di una relazione d’attaccamento sicura.

Una volta costruiti, questi schemi tendono a essere relativamente stabili nel tempo e utilizzati in maniera automatica e non consapevole nella vita adulta. Pertanto crescendo, si tenderà a porsi nei confronti di sé stessi e degli altri a seconda di ciò che si è imparato nella relazione con le proprie figure di riferimento.
 

I segnali di un bambino interiore ferito

bambino interiore ferito

Abbiamo visto come, in base alle circostanze di vita, ogni bambino decide di adottare comportamenti protettivi per sé che poi ripropone anche da adulto in maniera automatica. 

Il problema è che quindi i modi in cui agiamo da adulti non sono sempre coerenti con quanto accade nel qui e ora, ma sono influenzati da decisioni prese con la logica di quando eravamo bambini. Quindi, può accadere che riproponiamo comportamenti che avevano un senso in passato ma che oggi, essendo cambiate le condizioni, non sono più funzionali. Se, per esempio, abbiamo sofferto la trascuratezza e l’abbandono da piccoli, è probabile che da adulti ci sentiremo minacciati e sperimenteremo gli stessi vissuti quando un partner si allontana.

 

Riconoscere i segnali di un bambino interiore ferito è essenziale per avviare il processo di cura e guarigione. Ecco alcuni segnali comuni che potrebbero indicare la presenza di un bambino interiore ferito:

1. Autostima bassa: un costante senso di auto-svalutazione e mancanza di fiducia in se stessi, come pure sentimenti persistenti di colpa o vergogna possono essere legati a esperienze negative e invalidanti durante l'infanzia;

2. Autocritica eccessiva: la presenza costante di una voce interna critica che giudica severamente ogni azione o decisione potrebbe riflettere le critiche subite durante l'infanzia;

3. Paura dell’abbandono: Una paura irrazionale e persistente di essere abbandonati o respinti nelle relazioni può derivare da esperienze di abbandono emotivo nell'infanzia;

4. Difficoltà relazionali: Problemi ricorrenti nelle relazioni, come la paura dell'impegno o il timore di essere vulnerabili, possono indicare la presenza di dinamiche legate al bambino interiore, come pure la tendenza a ripetere schemi di relazione disfunzionali o dannosi può essere un segnale di modalità apprese durante l’infanzia;

5. Comportamenti autodistruttivi: Tendenze autodistruttive, come l'abuso di sostanze, l'eccesso di cibo o comportamenti impulsivi, potrebbero essere modalità inconsce per gestire il dolore interiore;

6. Difficoltà nel gestire emozioni intense: Una incapacità a gestire emozioni intense, come la rabbia o la tristezza, potrebbe indicare una mancanza di sviluppo delle competenze emotive durante l'infanzia.

Come prendersi cura del proprio bambino interiore

essere genitori di sé stessi

Prendersi cura del proprio bambino interiore richiede un impegno consapevole e pratiche quotidiane. Ne ho individuate alcune da cui potrebbe essere utile partire:

 

1. Modificare il dialogo interno ed essere per sé dei genitori migliori

 

Essere buoni genitori di sé stessi significa sapersi ascoltare, comprendere, proteggere, sostenere, come un buon genitore farebbe col proprio figlio. Essere compassionevoli ed empatici con sé, praticare la gentilezza è fondamentale per vivere bene. Invece, tante volte ci si ritrova inconsapevolmente a ricalcare antichi modelli, trattandosi come si è stati trattati dai propri genitori o da altre persone importanti. 

Pensiamo alle volte che rivolgiamo a noi stessi delle critiche severe che hanno l’effetto di esaurire le energie e ridurre la fiducia nelle nostre capacità. La critica, a meno che non sia costruttiva, non serve. Nessuno può vivere bene ad attaccare, odiare, trascurare parti di sé.

Ti sei mai chiesto che tipo di genitore sei per te stesso? Se ti fermi un attimo a riflettere sul clima che c’è dentro di te, cosa noti? Ti trascuri? Sei troppo indulgente nei tuoi confronti? Pretendi troppo da te? Chi era così con te? 

Quando comincia a essere più chiaro da dove derivino certi modi di fare, si può col tempo cambiarli e crearne di propri, più utili ed efficaci nel presente.

 

2. Ascoltare le proprie emozioni e sensazioni fisiche


Tutte le emozioni, anche le più spiacevoli ci danno informazioni preziose sui nostri bisogni e, se comprese, possono orientarci nelle azioni da compiere. Ascoltare le proprie emozioni permette di prendere decisioni più consapevoli e in linea con le proprie esigenze e valori.

Prova a identificare e riconoscere le emozioni che emergono nel corso della giornata e accoglile senza giudizio. Aumentare la propria consapevolezza emotiva è il primo passo fondamentale per gestire le emozioni in modo sano ed efficace.

 

3. Curare le relazioni con gli altri


Oltre che migliorare la relazione con se stessi, è altrettanto importante coltivare relazioni sane e di sostegno, perché anche queste permettono di creare un ambiente sicuro e amorevole per il bambino interiore. Altrettanto importante è riuscire a comunicare apertamente e in modo autentico i propri bisogni emotivi, a chiedere all’altro ciò di cui si ha bisogno senza dare per scontato che ciò avvenga in maniera automatica.


4. Considerare il coinvolgimento di un professionista

 

Intraprendere un viaggio di autoscoperta, attraverso un percorso di psicoterapia, può servire per esplorare e favorire la comprensione profonda e la trasformazione positiva delle dinamiche interne.

L’approccio dell’analisi transazionale non solo fornisce una mappa per comprendere i segnali di un bambino interiore ferito ma consente praticamente di cambiare modi di fare, pensare e sentire limitanti, promuovendo la guarigione emotiva.

Inoltre, la consapevolezza delle dinamiche relazionali quotidiane diventa un potente strumento per identificare e trasformare schemi dannosi, aprendo la strada a relazioni più sane e gratificanti.

La cura del bambino interiore non è solo un atto di amore verso se stessi, ma rappresenta anche un investimento nella propria crescita personale, che comprende una maggiore consapevolezza, autenticità e realizzazione personale.

 

 

Bibliografia

Berne E. (1971), Analisi Transazionale e Psicoterapia: un sistema di psichiatria sociale e individuale, Roma, Astrolabio.

 

Bowlby, J. (1989), Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell'attaccamento, Raffaello Cortina Editore, Milano.

 

Stewart, I. & Joines, V. (1987), L’Analisi Transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani, Garzanti Editore.

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