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ANSIA IN ADOLESCENZA: COME RICONOSCERLA E COME AFFRONTARLA

2022-05-02 11:18

Simona Stravato

Area Evolutiva, ansia, adolescenza, età evolutiva, ansia sociale,

Ansia e adolescenza - Come riconoscerla e come affrontarla

I disturbi ansiosi non riguardano solo l’età adulta, ma possono fare la loro comparsa anche nei più giovani, bambini e adolescenti.

Come si manifesta l'ansia nei ragazzi

L’ansia è un’esperienza umana universale, che assolve ad una funzione predittiva e protettiva rispetto alle situazioni di possibile pericolo. Da un punto di vista evolutivo, l’ansia è quindi adattiva ed utile, poiché mette in allerta rispetto a possibili minacce; quando però diviene maladattiva, in quanto incapacitante o troppo intensa per permettere l’attivazione di strategie adeguate alla situazione attuale, può portare allo sviluppo di un disturbo d’ansia ed interferire con i normali compiti evolutivi. I disturbi ansiosi non riguardano solo l’età adulta, ma possono fare la loro comparsa anche nei più giovani, bambini e adolescenti.

Come si manifesta nei ragazzi?

L’ansia è caratterizzata da diverse componenti: neurofisiologiche, comportamentali, cognitive.

 

Tra le componenti neurofisiologiche abbiamo battito cardiaco accelerato, sudorazione, iperventilazione, nervosismo, tensione, agitazione, dolore allo stomaco, mal di testa, problemi di sonno. L’emozione provata è quella della paura, che risulta esagerata e tanto intensa da non risultare funzionale alla situazione attuale. Essa potrebbe essere il risultato di una predisposizione naturale o anche appresa nella relazione con le proprie figure di riferimento.

 

Il tipico comportamento legato all’ansia è l’evitamento, attuato per sfuggire sentimenti spiacevoli che si potrebbero sperimentare nelle situazioni temute. In adolescenza, tutto questo si traduce con agiti legati al rifiuto dello studio, al drop out scolastico, all’allontanamento dai pari e talvolta all’isolamento nell’ambiente domestico.

Il disturbo ansioso che molti adolescenti sperimentano è infatti il disturbo d’ansia sociale che, secondo il DSM 5 ha un’età media d’insorgenza intorno ai tredici anni. È proprio in questo periodo che il rapporto con i pari e con altre figure esterne alla famiglia acquistano maggiore importanza rispetto all’infanzia. Nei contesti, quali la scuola, la palestra, il gruppo di quartiere gli adolescenti osservano, imparano e si mettono in gioco attraverso nuovi comportamenti, si confrontano e si scontrano, fantasticano e sperimentano relazioni affettive e sessuali, costruendo man mano la propria identità e la propria immagine sociale.

La sintomatologia ansiosa porta i giovani a non mettersi in gioco e ad evitare queste situazioni. Se da una parte possono continuare a sentirsi sicuri grazie al mancato confronto con la realtà, dall’altra i loro comportamenti esplorativi e la loro esperienza sono limitati e questo influenza la possibilità di crescita.

 

Il pensiero di fondo è che le cose andranno male. Per alcuni adolescenti i pensieri negativi si traducono piano piano in convinzioni radicate del tipo: non vado bene, non ce la farò, non piacerò, non sono come loro, non mi capiranno, rideranno di me. Temono di essere derisi, emarginati, umiliati e pertanto di sperimentare un senso diffuso di imbarazzo e vergogna.

Quali sono i disturbi d’ansia più diffusi in adolescenza?

  • Disturbo d’ansia di separazione: caratterizzato da preoccupazioni e timori di perdere la figura di accudimento;
  • Disturbo d’ansia generalizzata: caratterizzato da timori e preoccupazioni persistenti ed eccessivi, privi di un oggetto specifico;
  • Fobia specifica: caratterizzata da una paura clinicamente significativa provocata dall’esposizione a un oggetto o a una situazione temuti;
  • Attacchi di panico e Disturbo di panico: improvvisa comparsa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco nel giro di pochi minuti, periodo durante il quale compaiono sintomi come tachicardia, sudorazione, tremori, senso di soffocamento, dolore al petto, paura di perdere il controllo, di impazzire o morire;
  • Disturbo d’ansia sociale: caratterizzata da paura o ansia marcate relative a una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali si è esposti al possibile giudizio degli altri. Gli esempi comprendono interazioni sociali, essere osservati ed eseguire una prestazione di fronte agli altri;
  • Agorafobia: paura di spazi aperti e affollati con conseguente timore di non avere via d’uscita trovandosi in tali spazi.

Come aiutare un ragazzo ansioso?

Come aiutare un ragazzo ansioso
  • Potenziare la fiducia in sé stessi: è importante aiutare i giovani a scoprire quali siano i loro reali bisogni, oltre che a trovare dei modi diretti per soddisfarli. Saper di poter contare su adulti disponibili ad accogliere molte richieste è molto significativo. Quindi da una parte dare fiducia, permettendo loro di affrontare dei rischi e riconoscendo il valore delle loro intuizioni, dall’altra parte fornire strumenti e informazioni su come possono selezionare ciò per cui sono maggiormente motivati. Bisogna essere pronti ad assistere con pazienza a un eventuale fallimento, senza colpevolizzarli.
  • Rinforzare l’esplorazione: i ragazzi esplorano, insieme al proprio corpo e alla propria immagine, le proprie risorse. Necessitano di fare le proprie esperienze, indipendentemente dai familiari perché solo così saranno in grado di rafforzare il senso di autoefficacia e affrontare in futuro situazioni sempre più complesse. I messaggi da inviare sono: “ puoi essere curioso e intuitivo”, “puoi avere iniziative e fare proposte”, “Puoi fare le cose autonomamente e ricevere contemporaneamente sostegno”, “puoi chiedere aiuto se sei in difficoltà anche dopo che hai deciso di fare da solo”.
  • Permettere la separazione: i ragazzi hanno bisogno di separarsi progressivamente dalle figure di riferimento, nel tentativo di differenziarsi e costruire la propria originale identità. Al contempo l’adolescente necessita di ricevere supporto e saper che ci sono degli adulti su cui poter contare nei momenti in cui ne sentirà bisogno. È molto importante per la sua crescita, che egli contatti le conseguenze del proprio agire: mentre osserva le conseguenze del proprio comportamento su sé, sugli altri e sulle cose si allena a sviluppare la capacità critica e a diventare consapevole della realtà in cui vive, responsabilizzandosi. Di fronte a comportamenti di ribellione, ostilità, negatività e confusione di solito gli adulti si sentono in difficoltà e possono rispondere o con l’estremo permissivismo o con la rabbia instaurando un braccio di ferro. In entrambi i casi, il messaggio inviato al ragazzo è “tu non vai bene” che alimenta il senso di inadeguatezza e la difficoltà a individuarsi.
  • Facilitare la costruzione: verso i 16-19 anni, egli è pronto a fare cose sempre più complesse in modo autonomo, è sempre più consapevole dei propri desideri e di come realizzarli. È importante che possa ricorrere in modo critico alle regole che gli sono state proposte a casa, a scuola o in altri contesti per gestire le proprie emozioni e modulare il proprio comportamento. È altresì importante che egli rivaluti le norme apprese e decida poi quali accettare, al fine di far proprie quelle che rientrano nel suo sistema di valori. Questo serve a superare la confusione e orientarsi verso la vita futura.

 

 

Spesso la strategia più efficace potrebbe essere quella di rivolgersi a un professionista che possa intervenire in maniera preventiva ed efficace, per evitare possibili complicazioni. È importante in tal senso non sottovalutare il problema e ricordarsi che chiedere aiuto è sempre un atto di coraggio.

 

Contattami per avere maggiori informazioni o richiedere un primo incontro conoscitivo.

Bibliografia

Bergamaschi M., Morena S. (2020). Analisi transazionale per i disturbi ansiosi in adolescenza, Milano, Franco Angeli Editore.

 

DSM 5 (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Milano, Raffaello Cortina Editore.

 

Spano A. L. (2005). Comportamento interpersonale dell’orientatore ed efficacia del processo orientativo con gli adolescenti, in Psicologia Psicoterapia e Salute, 2005, Vol.11, No. 2, 257-282.

 

 

 

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